Sono dappertutto nel mondo, da Tokyo a New York, dall’Australia alle Hawaii, fino alla sede centrale dell’ONU a New York, le monumentali sculture di Arnaldo Pomodoro, l’artista italiano che dagli anni Cinquanta ha trasformato la geometria in caos e ha dato un cuore caldo al gelido bronzo.

Lavori giganteschi oppure piccoli, sfere, colonne, obelischi, dischi, che mostrando l’esplosione di forme perfette ne svelano l’anima, a volte tormentata, a volte mostruosa, sempre complessa.

In Italia le sue forme così riconoscibili sono tra le strade di Terni, di Spoleto, di Pesaro, ma anche al cimitero di Rimini (tomba di Federico Fellini e Giulietta Masina, 1994) e a Marsala, dove la poetica dell’artista si è sviluppata nel grandioso Moto Terreno Solare (1989-94), opera ambientale alta fino a 9 metri, per la quale ha utilizzato cemento e tufo, materiali diversi dal consueto bronzo.

A Roma si stagliano imponenti la Grande Sfera (1966-67) davanti al palazzo della Farnesina e la Sfera con Sfera (1988-90) nei giardini dei Musei Vaticani, mentre l’alto obelisco dal titolo Novecento (2000-2002), purtroppo, si perde nel tumultuoso traffico che entra e esce dalla città senza sosta all’Eur.

Ma è a Milano, dove vive e lavora dal 1954, che si trova il maggior numero di opere, in centro come in periferia, come ad esempio, una Colonna a grandi fogli (1972-75) è collocata a Segrate, davanti allo storico edificio della Mondadori, e l’articolato The Pietrarubbia Group (1975-2015) riempie una piazza pedonale alla Bicocca. In centro, il Grande Disco (1972, un tempo girevole) è nella centralissima piazza Meda, mentre nella sala d’Armi del Museo Poldi Pezzoli gli elementi scultorei del grande artista si confondono con le preziose armi e armature d’epoca della collezione. Ed è proprio a Milano che Pomodoro ha realizzato il suo capolavoro assoluto: Il Labirinto (1995-2011), un percorso sotterraneo (visitabile su prenotazione) ispirato all’epopea di Gilgamesh, il primo poema epico della storia, affascinante e coinvolgente attraverso il quale il visitatore si muove tra forme e materiali indecifrabili, in una scenografia misteriosa che rappresenta l’emozionante culmine della sua attività artistica.
